I dadi
Il gioco dei dadi era fra i giochi più praticati nel medioevo. Alea per gli antichi romani, Taxillus in tempi successivi . . . fatti in osso, in legno o in metallo . . . praticato da tutti i ceti sociali ma inadatto ai sovrani. La principale fonte è il “Libro de los Juegos”, scritto in lingua europea soot la direzione di Alfonso X Re di Castiglia e di Leon (1221-1284).
Le regole generali sono semplici, si utilizzano 3 dadi con 6 facce numerate in maniera che la somma di due facce contrapposte sia sempre 7. Come detto i dadi possono essere di vari materiali, ma venivano preferiti i dadi fatti d’osso animale, più leggeri e regolari nel rimbalzare quando venivano lanciati. Ciascun gioco prevedeva “la battaglia” ovvero si stabiliva il turno di gioco in base a chi avesse il risultato numerico più alto nel primo tiro. Prima di iniziare la partita si stabiliva la posta in gioco che solitamente era rappresentata da una somma in denaro.
Il gioco con i dadi più conosciuto era il Gioco dell’Azar (dall’omonimo Castello di Azar dove si presume sia stato inventato il gioco intorno all’anno 1200). Le regole sono semplici, vengono definiti Azar i punteggi minimi 3, 4, 5, 6 ed i punteggi massimi 15, 16, 17, 18. Invece i punteggi tra compresi tra 7 e 14 sono quelli da assegnare all’avversario nel corso del gioco.
Primo turno, il primo giocatore tira i dadi e se ottiene un Azar vince, invece se ottiene un numero compreso tra 7 e 14, lo assegna al suo avversario. Il secondo giocatore tira i dadi e se ottiene un Azar vince, invece se ottiene un numero compreso tra 7 e 14, lo assegna al suo avversario. Nei turni successivi se il primo giocatore ottiene un Azar (viene ridefinito ReAzar) o il numero assegnato all’avversario perde, vince invece se ottiene come risultato il numero assegnatogli dall’avversario. Il secondo giocatore invece vince sia se ottiene un Azar che se ottiene il numero assegnatogli dall’avversario, mentre perde se ottiene nuovamente il numero assegnato al Primo giocatore.
Il Gioco della Zara fu sicuramente il più diffuso fra i giochi d’azzardo di questo periodo in Italia (L. ZDEKAUER “Il gioco d’azzardo nel medioevo italiano” Firenze 1993). Si giocava sempre con 3 dadi ed i giocatori, una volta effettuata “la battaglia” per definire l’ordine di lancio dei dai, iniziavano i turni di gioco. I punteggi validi erano quelli compresi tra 5 e 16. I punteggi 3, 4, 17 e 18 erano uguali a zero (da qui presumibilmente il nome “zara”). Pertanto il giocatore prima di lanciare i dadi dichiarava un numero, se riusciva ad ottenere il numero dichiarato aveva vinto, se invece non ci riusciva aveva perso.
Altro gioco di dadi diffuso è il gioco della Riffa. I giocatori lanciano i 3 dadi fino ad ottenere una coppia di dadi con lo stesso numero, a questo punto prendono il dado con il risultato diverso e lo tirano nuovamente, la somma ottenuta è il risultato assegnato al primo giocatore. Il secondo giocatore segue lo stesso iter del primo fino ad ottenere il proprio risultato. Vince ovviamente chi ha il risultato maggiore, in caso di un risultato uguale per entrambi si ripete da capo la giocata.
Fonte: IL GIOCO NEL MEDIOEVO di Francesco Lepore